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Il mais

Il mais è una pianta storica, nota e coltivata in tutta l’America centrale dalla civilta' dei Maya, che ne utilizzavano i chicchi secchi o lessati e che per primi realizzarono la farina, cuocendola seppur artigianalmente, proprio come si fa oggi con la polenta.

 

Dalle Americhe all’Europa il balzo del mais nel nostro continente fu rapidissimo.

 

Già nel 1525 il suo uso era diffuso in Spagna ed in Portogallo. In Italia fu prima la Campania ad adottare questo tipo di coltivazione, poi seguita da Veneto ed Emilia.

 

Il mais entrò nella tradizione alimentare italiana dando vita a quella che si usa definire “la civiltà della polenta”.

L'Endosperma Vitreo rappresenta circa il 40% del chicco ed è la fonte di energia e di proteine.

Solo questo 40% viene utilizzato per prendere forma e sapore nelle vostre tavole, dalla prima colazione alla cena!

E’ricco di fibre, sali minerali come magnesio potassio, sodio, fosforo, calcio, ferro e selenio e, come se non bastasse, di vitamine del gruppo B e di vitamina A.

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Il buono del mais

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dedichiamo tempo e attenzione

La preparazione del letto di semina è una delle fasi di lavorazione del terreno che influiscono maggiormente sulla crescita della coltura.

Effettuiamo una preparazione preliminare del terreno per garantire al seme deposto nel suolo condizioni adeguate al suo sviluppo.

La preparazione del letto di semina è una lavorazione importante e dedicarvi la giusta attenzione è ciò che può fare la differenza tra una buona e una meno buona produzione.

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La temperatura del terreno è molto importante soprattutto per le semine primaverili perché si esce da una stagione fredda e le specie sono più esigenti. Per “scaldare” il terreno bisogna lavorarlo.

 

Un terreno lavorato, anche solo in superficie, tende a riscaldarsi prima perché la lavorazione riduce la presenza di residuo rallentando sia l’evaporazione, sia il riscaldamento per irraggiamento.

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fa bene all'ambiente

In un momento decisamente delicato per quanto riguarda i temi legati all’inquinamento e alle emissioni in atmosfera, uno studio compiuto dall’ufficio tecnico di Mantova dimostra le eccezionali capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte del mais.

 

È stato verificato che, in un pieno giorno d’estate, un ettaro di mais è in grado di rimuovere dall’aria che respiriamo circa 500 chilogrammi di CO2, un quantitativo pari alle emissioni medie di una vettura che percorre 3.000 chilometri.

È stato calcolato inoltre che un ettaro di bosco sia in grado di assorbire circa 22 tonnellate all’anno di CO2, la metà quasi esatta di un ettaro di mais.

 

Essendo, durante il processo di fotosintesi clorofilliana, 1 a 1 il rapporto tra molecole di anidride carbonica assorbita e molecole di ossigeno emesse, ecco che un ettaro di mais è in grado di produrre il doppio dell’ossigeno rispetto a una superficie boschiva di pari estensione.

La fibra di mais può essere riciclata o riutilizzata come materia prima e il suo processo produttivo ha un impatto ambientale ridotto al minimo.

Grazie alle moderne tecnologie, l’amido di mais è stato impiegato per la produzione di bioplastiche, riciclabili e compostabili.

L’amido di mais può anche essere impiegato per la realizzazione di fibre tessili. La fibra di mais è ottenuta attraverso una speciale lavorazione che converte gli zuccheri rilasciati durante la fermentazione delle pannocchie in fibre biodegradabili. In questo processo, il mais viene lavorato in acido polilattico (PLA) e successivamente filato fino a ottenere una fibra artificiale di origine naturale

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è sostenibile

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